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Testimonianza di Elena

” Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere abbastanza” Alda Merini

Ciao mi chiamo Elena e voglio raccontare la mia storia, anche se è difficile perché raccontare fa risentire i ricordi di quel dolore tanto grande che ancora mi accompagna nella vita anche se in modo molto meno acuto. A 15 anni ho cominciato a soffrire di DCA (ora ne ho 25) ero una giocatrice di pallavolo agonistica e con una dieta ho perso tutto .

Ho alternato fasi di anoressia e bulimia e ho sfiorato la morte più di una volta. Il mio cuore stava smettendo di battere , mi avevano dato meno di 24 ore di vita nel 2020 e invece sono qui a raccontarlo nonostante una brutta infezione presa in ospedale che poteva essere il colpo di grazia io sono sopravvissuta , ho lottato e ora sono qui , ancora qui a soffrire di anoressia , ancora qui a non sentirmi mai abbastanza a non piacermi e a vedere la mia immagine corporea diversa da quello che è.

Io non ho più paura del cibo, ho paura  di “non essere abbastanza “

Ho paura di nutrirmi.

All’inizio non avevo consapevolezza del problema non vedevo cambiamenti sul mio corpo, furono i miei genitori ad accorgersi che questi cambiamenti erano preoccupanti, ad accorgersi di tutto e a portarmi in centro specializzato dove mi fu fatta la prima diagnosi . All’epoca c’erano criteri sbagliati per diagnosticare i dca , erano troppo standardizzati ad esempio per la diagnosi di anoressia non bisognava aver avuto il ciclo (nel caso femminile) ovvero essere in amenorrea da almeno tre mesi (non era il mio caso ma una ragazza diversa da me avrebbe potuto soffrire di anoressia senza essere in amenorrea, quel metodo era sbagliato).

Ammettere di avere un problema è molto difficile soprattutto quando il soggetto che ne soffre non lo vede.

Il giudizio altrui nei dca ha un ruolo pesantissimo, ci si sente costantemente giudicati in tutto e si teme questo giudizio più di tutto.

Non ho mai avuto paura di morire nemmeno nel momento in cui ho sentito il medico riferire ai miei genitori che sarei morta.

 Mi sembrava impossibile mi sono sempre sentita invincibile durante la mia anoressia. Ma mi sono sentita anche molto sola, tranne nei miei ricoveri a Piancavallo, lì mi sono sentita parte di un gruppo unito quel posto permette di fare amicizie magiche che ti aiutano molto durante il percorso, passo dopo passo.

Con i miei genitori si è rafforzato il rapporto, loro mi hanno fatta e mi fanno sentire più amata rispetto a quando ero bambina, per questa ragione mi sento ancora piccola perché con la malattia ho bisogno di loro come una bambina delle Elementari che ha bisogno della sua mamma e del suo papà, e mi ritengo fortunata ad averli accanto a spronarmi, supportarmi e proteggermi.

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