Noi genitori ci culliamo nella certezza di fare sempre il massimo per i nostri figli, e in parte è vero, è l’amore che ci fornisce questa corazza, fino a quando non accade qualcosa di imprevisto, non una cosa qualsiasi, una patologia subdola che colpisce proprio loro, la nostra ragione di vita.
Non li riconosci più, iniziano a mentire, ti attaccano quasi ti odiassero, edificano muri così alti che non ti permettono di comunicare con loro.
Tutte le tue convinzioni crollano ad una ad una e il tuo senso di colpa e smarrimento crescono.
Mentre vaghi tra le macerie delle tue certezze, continui a chiederti dove hai sbagliato senza trovare risposte, solo impotenza e frustrazione.
In questo buio assoluto cerchi di combattere per loro, ma ti rendi tristemente conto di essere disarmato.
Questo è accaduto quando mia figlia ha deciso che la bulimia era la condizione che meglio rappresentava quella confusione, quel disordine assoluto, quel dolore immenso che la pervadevano ed ha deciso di identificarsi in essa, quasi fosse una calda culla che l’avrebbe protetta dal mondo.
Io sentivo solo un urlo assordante di dolore.
Non volevo aspettare, dovevo muovermi, fare qualcosa……. ma cosa!
E mentre la guardavo con l’angoscia nel cuore, mi rendevo conto che la vedevo morire ogni giorno ed io morivo con lei.
Ha dovuto toccare il fondo per capire che la bulimia non era quella culla calda che lei immaginava, ed è stato solo in quel momento che ha deciso di cercare nuovamente la mia mano.
In quella lunga e difficile salita, al suo fianco ho imparato che nella vita delle persone bisogna entrare in punta di piedi, è necessario imparare ad attendere e capire quando è il momento.
Non puoi entrare nella vita degli altri e cercare di mettere ordine, perché il tuo ordine non è il loro, rischi solo di creare ancora più confusione.
Ho imparato che i sensi di colpa non servono a nulla perché non risolvono nulla e perché nessuno è infallibile.
È stato solo quando ho imparato ad aspettare che lei mi aprisse la porta che ho cominciato a vedere la luce.
Questo difficile percorso mi ha dato l’opportunità di incontrare altri esseri umani
meravigliosamente imperfetti, che come me hanno attraversato questo sentiero impervio, a volte, come me si sono smarriti ed hanno avuto paura, ma proprio per questo mi hanno aiutato a portare questo pesante fardello.
È un labirinto complicato dove perdersi è facile, ma sei non sei solo, riuscirai a trovare l’uscita.