I miei problemi con il corpo e il cibo risalgono all’epoca delle elementari, già in quegli anni ho avuto
a che fare con le prime diete e i primi medici, che non hanno fatto altro che convincermi che il mio
corpo era qualcosa di sbagliato e che nella mia mente ci fosse qualcosa da dover correggere, anche
se io non capivo cosa vedessero tutti di così preoccupante in me.
A scuola e a casa dovevo seguire un regime speciale; la cosa più mortificante era quando qualcuno
mi serviva un piatto e la mamma o la nonna si precipitavano a togliere parte del cibo. A volte, se ci
penso, mi viene ancora da piangere.
Continue visite e consulti medici, di cui non percepivo l’utilità e il senso, e di cui l’unico ricordo è il
momento in cui mi pesavano e mi mostravano dei grafici che sembravano riportare il mio futuro
destino di obesa. Per ogni chilo perso ricevevo un regalo, quindi mi ero convinta che solo perdendo
peso potevo essere felice e far felici i miei genitori. Ancora oggi ho nella testa questo pensiero.
Appena ho avuto un po’ di libertà, negli anni delle medie, correvo a comprare del cibo che consumavo
di nascosto. Mi sentivo triste e collegavo la mia tristezza al senso di emarginazione che
provavo quando stavo a tavola. Questa fame immensa in realtà non era fame di cibo, e la grandezza
del mio corpo era solo un modo per chiedere agli altri di osservarmi un po’ di più, di andare oltre la
mia immagine.
Mi chiamo Anna, ho ventisei anni e sono ricoverata a Villa Miralago da quasi quattro mesi per Binge
Eating Disorder e per disturbo dell’immagine corporea. Ho scelto io di venire in comunità perché
non sopportavo più la mia situazione, dopo anni di bugie ai miei genitori, agli amici e in fondo anche
a me stessa. Pensavo di non avere il diritto di stare male, perché i miei genitori si sono sempre
e solo dedicati a me e a mio fratello, mi hanno sempre stimolata a fare tante cose, esplorarmi e
mettermi alla prova. Tuttora, nonostante i miei scivoloni e fallimenti, sono ancora molto orgogliosi
di me anche per ogni piccola cosa. Voglio che sappiano che li amo alla follia.
La bellezza di una persona è la felicità, la gioia nei suoi occhi. Nella mia testa però prevalgono altri
pensieri, quando una persona mi dice “sei bella”, io penso che si riferisca ai miei occhi, al mio volto,
perché ho passato l’adolescenza a sentirmi dire “hai un bel viso, se solo dimagrissi…”, “che begl’occhi….
peccato per il resto”, “sai che se perdessi qualche chilo saresti bellissima?”.
La maggior parte delle persone, e anch’io del resto, sono attratte dall’involucro, dall’apparenza, soprattutto
se è gradevole. Vorrei invece mostrare la mia anima, purtroppo non sono allenata a farlo.
In comunità ho portato i miei colori, non avevo mai confessato nemmeno ai miei genitori di amare
tanto l’arte. Adesso condivido questa passione con gli altri ospiti. Prima coi colori dipingevo le mie
forme, che detestavo, adesso dipingo me stessa e lo trovo meraviglioso.
Anna
Foto di Marco Rilli