Become A Donation

Become A Donation
Lorem Ipsum is simply dummy text of the printing and typesetting industry.

Contact Info

684 West College St. Sun City, United States America, 064781.

(+55) 654 - 545 - 1235

info@charety.com

HO IMPARATO A VIVERE

Per otto anni ho sofferto di bulimia e vorrei raccontare la mia storia, per testimoniare che dai disturbi

alimentari si può guarire. Vengo da Perugia, mi chiamo Giorgia e ho ventiquattro anni.

Ho intrapreso durante le scuole medie una dieta “fai da te”, per sentirmi meglio, più accettata. All’inizio ero soddisfatta di me stessa perché ricevevo spesso complimenti dagli amici, credevo di avere tutto sotto controllo e invece, lentamente, mi sono spenta, ho abbandonato lo sport e ho perso quasi tutte le amicizie. Solo in un secondo tempo ho compreso che il cambiamento avrebbe dovuto essere interiore.

Conservo pochi ricordi di quel periodo, fatto di giornate tutte uguali, mentre la malattia mi faceva sentire forte e nello stesso tempo fragile. Ero diventata dipendente dal cibo, che usavo per colmare il senso di vuoto, poi vomitavo perché mi sentivo in colpa per aver ecceduto, e mentre lo facevo mi sembrava di vomitare anche il mio dolore. Avevo chiuso i rapporti con i miei familiari; nelle relazioni sentimentali, per paura di essere abbandonata, diventavo possessiva, gelosa e distruggevo il rapporto.

Provavo il bisogno di essere la migliore a scuola e una figlia perfetta, sentendomi sempre gli occhi puntati addosso indossavo una maschera.

Le persone intorno non si rendevano conto della mia condizione, perché ero comunque normopeso; rispetto all’anoressia e al Binge Eating Disorder, la bulimia è una malattia più subdola.

A diciotto anni ho toccato il fondo, vomitare anche sette volte al giorno era diventata la normalità e quando il disturbo alimentare diventa normalità è grave. Così un giorno ho assunto parecchi farmaci e sono stata ricoverata d’urgenza in ospedale; non volevo realmente morire, era solo un modo per chiedere attenzione e aiuto.

Ho deciso autonomamente di cercare aiuto, e dopo la maturità sono entrata a Palazzo Francisci a Todi, dove è iniziata la mia rinascita. Mi fidavo dei medici e dei terapeuti, nonostante ciò, il percorso è stato difficile. All’inizio, durante le sedute di psicoterapia, faticavo ad esprimere i miei stati d’animo, anche riprendere a mangiare certi cibi mi è costato uno sforzo, però volevo cambiare la mia vita.

Quando si lascia la comunità non si è completamente guariti, uscire da un disturbo alimentare è un processo molto lungo e può richiedere anni. Fino ad oggi non ho avuto ricadute e ripensando al passato sento di aver raggiunto un traguardo. Sto riscoprendo i gusti, i sapori, la convivialità. Adesso ho un rapporto sano col cibo.

Il lockdown è stato per me molto pesante, ho deciso di contattare lo psicologo che mi seguiva in comunità perché, pur avendo superato certi drammi, avevo bisogno di chiarire altri aspetti della mia personalità, come pure certe dinamiche familiari.

Raccomando a chi soffre di un disturbo alimentare di non esitare a chiedere supporto, sembrerebbe impossibile, invece si può guarire. Una volta terminato l’incubo, ci si scopre diversi. Il dolore insegna qualcosa: io ho imparato a vivere, ho capito che non ero sempre solo io ad essere “quella sbagliata”. Adesso cercherò a tutti i costi di essere me stessa e non quello che vorrebbero gli altri.

Voglio smettere di indossare maschere.

Giorgia

Foto Davide Comotti

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked*