Become A Donation

Become A Donation
Lorem Ipsum is simply dummy text of the printing and typesetting industry.

Contact Info

684 West College St. Sun City, United States America, 064781.

(+55) 654 - 545 - 1235

info@charety.com

Terremoto di emozioni

Sto zitta nel silenzio dei rumorosi pensieri.

Vorrei essere libera ma essi mi tengono imprigionata e non me lo permettono.

Sento dentro di me una vibrazione che parte dai piedi e arriva alla testa.

Una sorta di tremore che mi porta a sentire ogni cellula del mio corpo, ogni parte del mio corpo e sto male.

Mi sento a disagio con me stessa.

Vorrei non sentire più le gambe, le braccia, la pancia, la faccia.

Vorrei anestetizzare il mio corpo, renderlo freddo, insensibile, invisibile, inesistente.

Sento dentro di me un terremoto di emozioni.

La testa spaccata a metà: da un lato la parte razionale che vorrebbe uscire da questo circolo vizioso e dall’altra la vicina che mi porta sempre più in basso e mi trascina con sé verso il fondo.

Un fondo che ho toccato e dal quale i medici mi hanno tirata su con forza quando ero inerme e al limite tra la vita e la morte.

Poi ho avuto la forza e il coraggio di mettere a tacere quella voce tanto forte che mi voleva sua.

Tra pianti, grida e lacrime sono arrivata al punto in cui sono ora.

Ma se mi chiedessero se sono felice la risposta sarebbe un “no”.

No perché dentro di me sento ancora quella voce malefica che mi vuole trascinare con se.

Quella voce tanto odiata quanto amata.

Quella voce che mi fa sentire al sicuro nel pericolo.

Quella voce che mi fa sentire viva nella morte.

Io mi guardo intorno e penso solo agli errori fatti, al fatto che il mio corpo sarà sempre la cosa che più odierò di me e che vorrei non esistesse.

Provo a farmi forza e tirarmi fuori da quelle sabbie mobili che mi trascinano giù fino a farmi soffocare.

Ma cosa ottengo?

Una volta che sento che ho imboccato la strada giusta casco di nuovo e si ripete il circolo che mi fa essere sua.

Quel circolo che sembra non avere mai fine, forse perché una fine non ce l’ha.

Io stanca di tutto ripongo le mie speranze di poter guarire un giorno e mi arrendo al fatto che LEI sarà sempre presente nella mia vita perché dopo 10 anni di lotte continue ormai sono diventata di sua proprietà e mi può far girare come vuole, come se io fossi una delle sue innumerevoli marionette.

Eppure non riesco ad aprire gli occhi e capire che quella che sto vivendo non è definibile come

vita ma solamente una sopravvivenza.

Il desiderio e la speranza che Sara torni ad essere quella di prima e che la malattia sia solo un lontano ricordo resterà il mio desiderio più grande.

Sara

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked*