Become A Donation

Become A Donation
Lorem Ipsum is simply dummy text of the printing and typesetting industry.

Contact Info

684 West College St. Sun City, United States America, 064781.

(+55) 654 - 545 - 1235

info@charety.com

LA BILANCIA NEGLI OCCHI

Lavoro come cuoco in una struttura per Disturbi Alimentari, mi sono ritrovato a lavorare con persone che si approcciano al cibo in una maniera completamente differente dalla quale ero abituato.

Talvolta ho la sensazione di non essere in grado di svolgere bene il mio lavoro, perché il loro rifiuto mi induce a pensare che ho commesso degli errori.

In genere noi cuochi in cucina esprimiamo la nostra creatività, qui però non è possibile, si pesa persino l’insalata. Io non avrei mai pensato di giungere a pesare delle foglie di insalata, ma in questo contesto va fatto perché loro sono veramente brave, hanno la bilancia negli occhi.

Quando si crea qualcosa di differente, qualcosa che può appagare l’occhio si rischia solo di aumentare le loro problematiche. Più è complesso è il piatto e più si spaventano perché pensano che ci sia dentro chissà cosa, anche se le calorie sono le stesse, allora cerchiamo di cucinare piatti meno elaborati, occorre dimenticare la creatività per esprimersi con maggior semplicità, e non è facile.

Io non conoscevo i disturbi alimentari perché vengo da un paese dove, in passato, c’era la fame, perciò all’inizio, quando mi sono trovato in questo contesto, mi sembrava tutto assurdo e ho affrontato la cosa in modo superficiale. Pensavo che fossero ragazze viziate che semplicemente non volevano mangiare. Poi pian piano ho capito molte cose che mai avrei immaginato che, a raccontarle, mi mettono i brividi. Io lavoro in un certo senso “dietro le quinte” e di queste ragazze conosco poco, ma ogni tanto mi arriva qualche spaccato del loro vissuto e resto sbalordito, perché certe cose faccio davvero fatica a concepirle. Vedere queste pazienti che non mangiano per la grande sofferenza che hanno dentro fa male.

La cosa più frustrante per me è vederle ogni giorno e non poter far niente per loro, l’unica arma che posseggo è il cibo, che è l’unica cosa che loro rifiutano, che le spaventa. Si prova un grande senso di impotenza.

I momenti più belli sono quando senti che qualcuna ce l’ha fatta, che è stata più forte della malattia e la vedi nuovamente sorridere.

Questo nuova esperienza lavorativa, in un contesto così complesso mi ha insegnato molte cose. Mi ha dato tante emozioni, tanto affetto. Per me ormai non è più solo un lavoro, dopo tanti anni per me è come una famiglia.

Julian

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked*